Gli obiettivi

Gli obiettivi sono sicuramente più importanti del corpo macchina, perché sono loro che ci danno la visione della realtà esterna e la catturano. Di solito si preferisce un buon obiettivo su un corpo macchina non altrettanto ottimo piuttosto del contrario. Valutate bene prima di acquistarne uno, perché sicuramente è meglio spendere qualche soldo in più per un solo buon obiettivo che spendere diverse centinaia di euro e non essere soddisfatti di aver acquistato altri obiettivi più economici che danno una poca resa.

Se avete problemi di budget potete tranquillamente rivolgervi al mercato dell’usato. Sono molti gli obiettivi di alta qualità prodotti dieci o vent’anni fa. Fate attenzione che siano compatibili con la vostra macchina fotografica. Ad esempio, le reflex entry-level della Nikon sono compatibili solo con obiettivi AF-S, mentre con gli AF-D perdono la messa a fuoco automatica. Diversamente per Canon che ha attacchi differenti dall’analogico al digitale, per cui per utilizzare un obiettivo “vintage” c’è la necessità di acquistare un anello adattatore (cosa che fa perdere tutti gli automatismi). Sony invece sulle mirrorless sia entry level che professionali ha una vasta possibilità di utilizzo di obiettivi “vintage” anche di altri brand, sempre utilizzando gli anelli adattatori (anche in questo caso si perdono gli automatismi, ma spesso grazie ad adattatori più particolari, alcuni automatismi vengono riconosciuti dalle fotocamere).
Bisogna considerare che mentre le fotocamere perdono valore nel corso del tempo (obsolescenza… ahimè), gli obiettivi – se ben conservati senza urti, graffi, muffe e funghi – il loro prezzo non scende di molto, perché, in ogni caso, un buon obiettivo rimane sempre un buon obiettivo.

Quali parametri e particolari dobbiamo prendere in considerazione nella scelta degli obiettivi? Solitamente la focale. Quel F/1.2 o F/2.8 o ancora F/4-5.6 riportato sull’obiettivo sono la “targa” per capire la qualità dell’obiettivo. Per capirci, un teleobiettivo 70-200 mm con F/2.8 costerà sicuramente molto di più di un obiettivo simile con F4-5.6, ma sarà sicuramente migliore nell’ambito della qualità di immagine o di foto con scarsa illuminazione. Discorso che vale meno se riferito a grandangoli spinti, dove qui la qualità è data dall’attenuazione o dall’assenza di effetti che si riscontrano sovente in obiettivi simili ma meno costosi: presenza di flare e ghost, effetto barilotto, nitidezza, distorsioni e aberrazioni cromatiche, etc.
Spesso si ricorre al mercato dell’usato, in cui è possibile recuperare obiettivi “vintage” con delle caratteristiche davvero rilevanti, a volte anche migliori di alcuni obiettivi nuovi.
Il parco ottiche è importante per chi si vuole avvicinare alla fotografia con scopi professionali.
Inoltre è fondamentale tenere in considerazione che si acquista una fotocamera full-frame si è obbligati a comperarvi degli obiettivi di qualità per fotocamere FF, altrimenti si avranno sempre problemi ai bordi o impossibilità di utilizzare l’obiettivo. Con una APS-C vignettature o resa soffice ai bordi scompare anche con obiettivi qualità scadente.

Esistono principalmente due categorie con le quali si classificano gli obiettivi: focale fissa vs zoom e classe di lunghezza focale. Esistono poi altre caratteristiche più che altro quantitative che vanno sicuramente considerate prima di fare la propria scelta che incidono prevalentemente sulla qualità dei risultati ma non sul tipo di risultati.

In tutti gli obiettivi, anche in quelli delle macchine compatte, viene riportata la lunghezza focale propria dell’obiettivo fotografico, ossia la distanza a partire dalla lente frontale a cui l’immagine viene messa a fuoco. La lunghezza focale è espressa in millimetri e mentre in alcuni obiettivi si legge un solo valore (ad es. 50 mm) in altri se ne trovano due (es. 18-55mm). In questo caso abbiamo dunque, rispettivamente, un obiettivo a focale fissa e un obiettivo zoom.

Lunghezza focale fissa
Gli obiettivi a focale fissa hanno una singola lunghezza focale. Il loro pregio è che necessitano di meno lenti e meno meccanismi e quindi sono più leggeri. In questi obiettivi è presente una sola ghiera che serve al fotografo per la messa a fuoco manuale qualora si utilizzi la MAF manuale. Lo svantaggio di questo tipo di obiettivi è nella praticità: se si vuole comporre l’immagine dando l’idea di avvicinarsi od allontanarsi dal soggetto, bisognerà effettivamente spostarsi fisicamente (cosa che però non è sempre possibile).

Lunghezza focale variabile
Poi ci sono gli obiettivi zoom, che vengono “etichettati” non con una lunghezza focale ma con un intervallo di lunghezze focali che si possono ottenere solitamente ruotando una seconda ghiera (anche questi obiettivi hanno ovviamente una ghiera per la messa a fuoco manuale). In questo caso gli obiettivi hanno all’interno un dispositivo meccanico che rende possibile l’utilizzo di tutte le lunghezze focali comprese nell’intervallo dichiarato (ad esempio, dai 18mm ai 55mm). Il vantaggio di queste lenti è considerevole, specie quando si fotografa all’esterno di un set, quando è necessario scattare foto a distanze diverse senza dover ogni volta smontare e rimontare le ottiche. Lo svantaggio è che sicuramente tali obiettivi sono più complessi, e quindi più pesanti, e dal punto di vista progettuale devono cercare di garantire una buona qualità ottica su tutte le focali coperte.

Come spesso capita nell’ingegneria, è più facile garantire uno standard qualitativo elevato su un raggio corto di variabili di funzionamento, per cui obiettivi “tuttofare”, cioè con una copertura elevata di lunghezze focali (specie da valori molto bassi a valori molto alti), di altissima qualità o costano moltissimo o non esistono.
Per cui spesso si opta per l’acquisto di più obiettivi che abbiano dei valori abbastanza standardizzati per consentire una copertura totale delle lunghezze focali (ad esempio un bel corredo potrebbe essere un 12-24mm, un 24-105mm e un 100-400mm, oppure il 12-24, il 24-70mm, il 70-200mm e il 200-500mm).
Prendiamo in considerazione un obiettivo 18-55mm. Se osserviamo tramite il mirino mentre la ghiera è posizionata su 18mm notiamo che la scena inquadrata è piuttosto ampia e si ha dunque, un angolo di campo piuttosto elevato. Questa lunghezza focale rientra appieno nella categoria “grandangolo”. Più giriamo la ghiera progressivamente verso i 55 mm, notiamo che la scena inquadrata è sempre più piccola (l’angolo di campo dunque si riduce) ma il soggetto sembra anche “avvicinarsi”. Intorno ai 50 mm si parla di obiettivo fotografico “normale” perché in quella zona l’ottica è molto simile alla vista degli uomini.
A questo punto vorremmo magari fotografare un uccellino che si è posato sul balcone del palazzo di fronte al nostro, ma notiamo che appare troppo piccolo, quasi invisibile. Ci servirebbe dunque un teleobiettivo (“tele”, dal greco, significa appunto “lontano”) che però solitamente ha lunghezze focali di almeno 200mm.

Grandangoli (focale 8-32mm)
Sono obiettivi con lunghezza focale corta o molto corta. Permettono di catturare angoli di campo molto ampi e danno un senso prospettico molto accentuato, e pertanto sono utili quando si vuole immergere lo spettatore all’interno della scena.
Sono utili per le foto architettoniche, sia di interni che di esterni, ma anche per quelle paesaggistiche, mentre sono controindicati per i ritratti, quantomeno di tipo tradizionale, per via dell’angolo di campo troppo grande che da una visione molto diversa da quella dell’occchio umano.
E’ sbagliato ritenere che i grandangoli adatti per fotografare da lontano, anzi, il loro bello è proprio quando vengono usati vicino al soggetto, in quanto solitamente consentono di mettere a fuoco anche a distanze ridottissime e quindi sono capaci di catturare prospettive molto accattivanti altrimenti impossibili da fotografare. Tuttavia questi obiettivi sono molto difficili da usare in termini di composizione e di esposizione, in quanto è facile inserire elementi di disturbo all’interno del fotogramma.
I grandangoli solitamente hanno una profondità di campo estesa anche a diaframmi molto aperti, per cui è difficile ottenere effetti di sfocatura evidenti.

Obiettivi normali (focale 32-70 mm)
Sono obiettivi che simulano l’occhio umano, e pertanto restituiscono immagini alle quali il nostro cervello è abituato. Si utilizzano un pò per tutto, danno il massimo soprattutto per i ritratti. Spesso si ricorre ad ottiche da 50mm dedicate proprio per questo utilizzo.

Teleobiettivi e supertele (focale maggiore di 70 mm)
Sono obiettivi adatti alla fotografia naturalistica, sportiva ma anche ai ritratti e alle foto in contesti urbani. Hanno un ridotto angolo di campo e dunque sono adatti per isolare un soggetto dal suo contesto. Hanno una distanza minima di messa a fuoco che solitamente, crescendo proporzionalmente con la focale può raggiungere anche il metro e mezzo e oltre, e soprattutto consentono di ottenere profondità di campo molto ridotte che accentuano ulteriormente il soggetto principale, creando un ottimo sfocato.

Esistono poi due tipi di obiettivo particolari: i fisheye e gli obiettivi macro.

Gli obiettivi fisheye sono contraddistinti da lunghezze focali cortissime, inferiori a quelle dei grandangoli, sono utilizzati principalmente come obiettivi creativi.

Gli obiettivi macro sono obiettivi con lunghezze focali attorno ai 100mm ma che hanno una ridotta distanza per la messa a fuoco e sono di solito contraddistinti per l’ottima nitidezza delle lenti. Sono usati per ingrandire il soggetto, cioè per proiettare sul sensore una immagine più grande tale da poter mettere in risalto particolari che a occhio nudo non sono visibili (si pensi ad esempio alle foto ai fiori o agli insetti).

Esempio di ripresa a differenti focali